Pensione di reversibilità: privilegiata la moglie superstite con problemi di salute e senza lavoro

I giudici chiariscono che non si può fare riferimento solo alla differente durata dei due matrimoni

Pensione di reversibilità: privilegiata la moglie superstite con problemi di salute e senza lavoro

Non è sufficiente il solo riferimento alla durata del primo e del secondo matrimonio per calcolare la suddivisione della pensione riversibilità tra l’ex moglie e l’ultima moglie dell’uomo oramai defunto. Necessario, invece, nel confronto fra coniuge divorziato e coniuge superstite, aventi entrambi i requisiti per la pensione di reversibilità, tenere conto di ulteriori elementi correlati alla finalità solidaristica che caratterizza il trattamento previdenziale, quali, ad esempio, l’entità dell’assegno di mantenimento riconosciuto all’ex moglie e le condizioni economiche del coniuge divorziato e di quello superstite. Nello specifico della vicenda in esame i giudici sottolineano che l’ex moglie beneficiava di un assegno divorzile di appena 50 euro, percepiva una pensione mensile di 600 euro e pagava un modesto canone per l’appartamento preso in affitto, mentre, dall’altro lato, è emersa la situazione di disagio del coniuge superstite, la quale è affetta da gravi problemi di salute e incolpevolmente non risulta svolgere alcuna attività lavorativa. Legittimo, quindi, attribuire il 20 per cento all’ex moglie e l’80 per cento alla moglie superstite. (Ordinanza 7623 del 9 marzo 2022 della Cassazione)

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