Imprenditore condannato per avere pagato i dipendenti coi soldi destinati ad essere versati come contributi
Impossibile ridimensionare la gravità della condotta. Nessuna giustificazione per avere privilegiato gli emolumenti dei lavoratori

Condanna inevitabile per l’imprenditore che non adempie ai propri obblighi previdenziali e assistenziali nei confronti dell’INPS, anche se ha scelto di utilizzare quelle somme per pagare i propri dipendenti. Inutile la tesi difensiva proposta dall’imprenditore e mirata a presentare come obbligata la decisione da lui presa di non versare i contributi all’istituto previdenziale. Su questo punto i giudici evidenziano proprio la deliberata scelta di utilizzare il denaro a disposizione per pagare gli stipendi dei lavoratori, invece di destinarlo al versamento dei contributi, e ritengono questa condotta inevitabile e censurabile, poiché l’imprenditore, ogni volta che effettua l’erogazione degli emolumenti ai dipendenti, si carica anche il dovere di accantonare le somme dovute all’erario, organizzando le risorse disponibili in modo da poter adempiere alla propria obbligazione. In sostanza, la legge affida al datore di lavoro, in quanto debitore delle retribuzioni nei confronti dei prestatori di lavoro dipendenti, il compito di detrarre da quelle stesse retribuzioni l’importo delle ritenute assistenziali e previdenziali da quelli dovute e di corrisponderlo all’erario. (Sentenza 779 del 13 gennaio 2022 della Cassazione)