Dipendente pubblico ‘no vax’, illegittima la sospensione della retribuzione
Accolta per ora la richiesta di un lavoratore del Ministero della Giustizia. Per i giudici la sospensione dello stipendio produce in concreto un pregiudizio grave ed irreparabile

Eccessiva e, quindi, illegittima la sospensione della retribuzione per il dipendente pubblico ‘no vax’. Questa la decisione presa, almeno per ora, dai giudici del Tar Lazio, i quali hanno accolto la richiesta di un lavoratore del Ministero della Giustizia, che ha messo in dubbio l’obbligo vaccinale anti Covid e, allo stesso tempo, ha contestato il provvedimento con cui è stato bloccato il suo stipendio. Sulla prima questione sarà necessario un ulteriore approfondimento nell’udienza di fine febbraio. Sulla seconda questione, intanto, i magistrati hanno accolto la richiesta del lavoratore, che ora può percepire di nuovo la prevista retribuzione. Per i giudici, difatti, non si può ignorare che la sospensione dello stipendio, e quindi della principale fonte di sostentamento di vita per il lavoratore, produce in concreto un pregiudizio grave ed irreparabile. Fruttuosa, quindi, almeno per ora, l’azione giudiziaria del lavoratore contro il Ministero della Giustizia, azione mirata a ottenere in primo luogo l’annullamento del provvedimento con cui un mese fa è stata disposta la sua sospensione immediata dal servizio e dalla retribuzione, e ciò fino alla comunicazione dell’avviso del primo ciclo vaccinale o della somministrazione della dose di richiamo e, comunque, non oltre il termine di sei mesi. (Decreto 726 del 2 febbraio 2022 del Tribunale amministrativo regionale del Lazio)