Capacità lavorativa ridotta a causa dell’obesità: sì all’assegno di invalidità

Irrilevante il fatto che la persona obesa abbia peggiorato la situazione trascurando la propria salute

Capacità lavorativa ridotta a causa dell’obesità: sì all’assegno di invalidità

Se l’obesità provoca una riduzione della capacità lavorativa, allora è plausibile la richiesta di ottenere dall’INPS l’assegno di invalidità. Irrilevante in questa ottica, precisano i giudici, il fatto che la persona obesa abbia contribuito ad aggravare la propria condizione con una evidente negligenza nella cura della propria salute. Smentita così in Cassazione la valutazione compiuta in Tribunale, laddove la domanda di assegno di invalidità era stata respinta una volta preso atto che la persona obesa, si era rivelata colpevolmente indisponibile a seguire un regime alimentare dietetico. Questo dettaglio non può essere decisivo, secondo i giudici della Cassazione, poiché la normativa – la legge numero 118 del 1971 – non richiede tra i requisiti per l’ottenimento dell’assegno di invalidità l’involontarietà della patologia o l’impossibilità di sottoposizione a cure. In sostanza, l’obesità, connessa ad un improprio regime dietetico, assume la connotazione dell’infermità invalidante, ai fini del riconoscimento della pensione. (Ordinanza 4684 del 14 febbraio 2022 della Cassazione)

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