Turni massacranti e infarto per il lavoratore: azienda condannata
Colpevole un’Azienda sanitaria per le difficilissime condizioni in cui ha dovuto lavorare un medico

Condannata l’Azienda sanitaria che non pone rimedio alle proprie carenze a livello di organico e perciò sottopone il medico a turni massacranti, lo obbliga a garantire la reperibilità per 365 giorni l’anno e, in sostanza, così contribuisce a fargli venire un infarto. A finire sotto accusa è un’Azienda sanitaria. A essere passato ai raggi X è il trattamento riservato a un medico di una struttura ospedaliera. Il professionista – dirigente medico – lamenta di essere stato sottoposto a uno stress lavorativo che gli ha poi provocato un infarto. Questa tesi viene condivisa dai giudici, i quali si soffermano, da un lato, sul trascorso lavorativo del medico quale concausa efficiente e determinante dell’evento lesivo della sua integrità fisica e, dall’altro, sulla nocività dell’ambiente e sul nesso causale tra le condizioni di lavoro e l’infarto subito dal medico. In conclusione, è impossibile mettere in discussione il peso specifico delle modalità di impiego del medico e la loro valenza di concausa efficiente e determinante del grave pregiudizio fisico subito dal medico e frutto dello stress occupazionale subito all’interno della struttura ospedaliera, stress causato dall’effettuazione di turni di reperibilità in misura di gran lunga superiore a quella prevista dal contratto e dalla mancata fruizione di riposi settimanali. (Ordinanza 17976 del 3 giugno 2022 della Corte di Cassazione)