Rivendicazione del lavoratore punita col licenziamento: azienda condannata

Il dipendente salva il proprio posto. Evidente la natura ritorsiva del provvedimento adottato dal datore di lavoro

Rivendicazione del lavoratore punita col licenziamento: azienda condannata

Pochissimo il tempo trascorso tra l’azione – del lavoratore – e la reazione – dell’azienda –. Inevitabile ritenere vi sia un nesso. E ciò rende logica la cancellazione del licenziamento, ritenuto ritorsivo dai giudici proprio alla luce della condotta tenuta dalla datrice di lavoro. Nella vicenda in esame il lavoratore è stato assunto da una società facente parte di un gruppo più ampio, ma ha lamentato di essere in realtà stato impiegato sin dai primi giorni presso un’altra società, facente parte sempre dello stesso gruppo. Consequenziale, quindi, la sua richiesta di vedere riconosciuto il rapporto di lavoro creatosi di fatto con la seconda società del gruppo. A sorpresa, però, è arrivata la lettera di licenziamento da parte della datrice di lavoro, cioè la società con cui era stato formalizzato ufficialmente il rapporto. Il licenziamento viene però cancellato dai giudici, i quali lo catalogano come una reazione violenta da parte dell’azienda, soprattutto tenendo presente l’arco temporale ristretto tra la rivendicazione da parte del dipendente e l’azione del datore di lavoro, che gli ha addebitato fatti anche risalenti nel tempo. (Sentenza del 18 novembre 2021 del Tribunale di Milano)

news più recenti

Mostra di più...