Pensione di reversibilità: necessarie maggiori tutele per i figli nati fuori dal matrimonio
I giudici ritengono iniqua e da rivedere la norma che limita la quota spettante al figlio nato fuori dal matrimonio

Per i giudici della Corte Costituzionale non ci sono dubbi: ai fini dell’ottenimento della pensione di reversibilità la condizione del figlio nato fuori dal matrimonio è comparabile a quella del figlio orfano di entrambi i genitori. Di questa presa di posizione dovrà ora tenere conto il Parlamento, chiamato, in sostanza, a mettere mano tempestivamente all’istituto della reversibilità, così da rispettare in pieno il principio del vincolo di solidarietà famigliare. I giudici precisano che è lesiva della Costituzione la norma ora vigente che prevede da un lato che il figlio nato all’interno di un matrimonio possa beneficiare direttamente della quota di pensione pari al 20 per cento a lui spettante e, indirettamente, della quota del 50 per cento spettante al coniuge superstite e suo genitore, mentre, dall’altro lato, stabilisce che il figlio nato fuori dal matrimonio possa beneficiare solo della quota del 20 per cento a lui riconosciuta, senza poter usufruire, neanche in modo indiretto, di quell’assistenza proveniente dall’altro genitore superstite, al quale non spetta alcuna quota, poiché non coniugato. (Sentenza 100 del 19 aprile 2022 della Corte Costituzionale)