Omessa diagnosi della malattia terminale: va risarcito anche il danno correlato al non aver potuto scegliere come affrontare l’ultimo tratto del proprio percorso di vita
Accolta la tesi proposta dai familiari di una donna morta a causa di una patologia non segnalata dai medici
L’omessa diagnosi di una patologia poi rivelatasi fatale inchioda i medici alle loro responsabilità e sancisce il diritto dei familiari della paziente morta ad ottenere un indennizzo economico anche perché ella non ha avuto la possibilità di scegliere liberamente i propri percorsi esistenziali. I giudici parlano nello specifico di lesione dell’autodeterminazione. Più precisamente, poi, essi chiariscono che si parla di danno risarcibile alla persona quando l’omissione della diagnosi di una malattia terminale nega al paziente non solo la possibilità di scegliere cosa fare nell’ambito di ciò che la scienza medica suggerisce per garantire fino al decesso la fruizione della salute residua, ma gli nega anche la possibilità di programmare il suo essere persona e, quindi, in senso lato, l’esplicazione delle sue attitudini psico-fisiche in vista della morte e fino alla morte. A essere leso è, quindi, anche il sacrosanto diritto della persona di valutare le opzioni possibili in merito al come affrontare l’ultimo tratto del proprio percorso di vita.