Non udente dalla nascita, ma le strutture sanitarie non se ne accorgono e lo credono affetto da disturbi psichici
Il Tribunale di Firenze si pronuncia in merito alla domanda di risarcimento danni avanzata da una famiglia il cui figlio ha subito un’errata diagnosi medica che ha comportato notevoli ripercussioni durante la crescita.

Il caso analizzato dal Tribunale fiorentino prende le mosse da un’errata diagnosi su un allora bambino di 12 mesi. Su richiesta del pediatra, infatti, i genitori del bambino lo avevano sottoposto ad alcuni esami specifici per determinare se l’apparato uditivo fosse correttamente funzionante. Dagli esami eseguiti non risultavano patologie per il minore che però nel corso della crescita mostrava evidenti difficoltà di linguaggio. La famiglia, rivoltasi alla Asl di competenza, intraprendeva su consiglio di questa un percorso di logopedia assieme a un programma di sostegno psicologico. Al bambino veniva certificato un handicap mediante la somministrazione di un test per la misura del quoziente intellettivo. Sempre durante il trattamento logopedista, la madre fa effettuare un nuovo test dell’udito nel medesimo centro e anche stavolta l’esito conferma la non presenza di problematiche nell’apparato uditivo del bambino. Concluso il trattamento logopedico, il bambino mostrava evidenti segni di miglioramento che però non potevano ascriversi a tale trattamento. Infatti, da ulteriori accertamenti era emerso che il bambino era affetto da ipoacusia bilaterale prevalente sinistra di entità medio-grave. Nei fatti il bambino era affetto da sordità sin dalla nascita, ma questa era stata a lui diagnosticata solo in una fase molto successiva. Il bambino, quindi, non soffriva di alcun handicap psichico e le cure alle quali era stato sottoposto derivavano dalle erronee diagnosi perpetrate tanto dalla struttura privata specializzata che dalla Asl locale. La grave negligenza dei medici ha comportato che il bambino venisse trattato come affetto da un disturbo mentale. il Tribunale di Firenze ritiene che vi sia la colpa medica sia del centro specialistico privato che degli operatori dell’Asl locale e infatti riconosce un risarcimento di oltre 72 mila euro per le ripercussioni negative subite, seppur per un limitato arco temporale, dal bambino e dalla sua famiglia. Viene anche riconosciuto il danno morale ed esistenziale lamentato dalla madre, anch’esso risarcito dal Tribunale. (Tribunale di Firenze, sentenza del 30 dicembre 2023)