Illegittimo imporre l’obbligo di rapporto di lavoro subordinato alle strutture sanitarie private

Censurata la norma della Regione Lazio che aveva previsto tale condizione come imprescindibile per l’accreditamento con il servizio pubblico

Illegittimo imporre l’obbligo di rapporto di lavoro subordinato alle strutture sanitarie private

Censurata dai giudici della Corte Costituzionale la norma con cui la Regione Lazio ha provato a imporre alle strutture sanitarie private l’obbligo di instaurare esclusivamente rapporti di lavoro subordinato come condizione imprescindibile per potersi accreditare con il servizio pubblico. Legittime le obiezioni proposte da alcune strutture sanitarie, che hanno impugnato il passaggio in cui la norma stabilisce che il personale sanitario dedicato ai servizi alla persona delle strutture sanitarie private accreditate deve avere con la struttura un rapporto di lavoro dipendente regolato dal contratto collettivo nazionale sottoscritto dalle associazioni maggiormente rappresentative nel settore sanitario. Respinta la tesi proposta dalla Regione Lazio, secondo cui la libera iniziativa economica privata può essere limitata per il perseguimento di uno scopo di carattere sociale, quale la tutela dei lavoratori, e di interesse della collettività, come la salute. I giudici ribattono che imporre un unico modello, quale quello della subordinazione, è una soluzione non coerente né proporzionata con il fine sociale del perseguimento della tutela della salute. Ciò anche in considerazione del fatto che per alcune figure professionali, soprattutto quelle di alta qualificazione, possono essere parimenti idonei rapporti di lavoro autonomo o di collaborazione. (Sentenza 113 del 9 maggio 2022 della Corte Costituzionale)

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