Concorsi pubblici: la maternità va computata nell’anzianità di servizio

Nel novero della pregressa esperienza svolta nel ruolo aziendale devono essere ricompresi i mesi di congedo obbligatorio per maternità, essendo irrilevante che in tale lasso temporale non vi sia stato un effettivo svolgimento della mansione

Concorsi pubblici: la maternità va computata nell’anzianità di servizio

Nei concorsi pubblici anche la maternità va computata nell’anzianità di servizio. Questo il paletto fissato dai magistrati, chiamati a prendere in esame l’azione giudiziaria proposta da una donna che, dopo avere preso parte a un concorso pubblico collocandosi al secondo posto della graduatoria finale, ha lamentato l’erronea, a suo dire, valutazione del requisito di carattere speciale relativo all’esperienza pregressa, visto e considerato il maggiore punteggio assegnato alla vincitrice del concorso che era sì stata assunta per dodici mesi ma aveva svolto, di fatto, attività lavorativa per soli sei mesi, essendo stata assente per maternità. I giudici chiariscono che, nella valutazione dei candidati in sede preselettiva deve essere tenuto in considerazione, ai fini del punteggio collegato all’anzianità di servizio in specifiche mansioni, anche il periodo di astensione obbligatoria per maternità. Ciò perché la parità di trattamento e di opportunità tra uomini e donne va garantita fin dalla fase dell’accesso al lavoro, e, ragionando in questa ottica, nell’ipotesi in cui un bando per coprire un posto di lavoro valorizzi, tra i requisiti cui è collegato il punteggio, la pregressa esperienza svolta nel ruolo aziendale, nel relativo periodo devono essere ricompresi i mesi di congedo obbligatorio per maternità, essendo irrilevante che in tale lasso temporale non vi sia stato un effettivo svolgimento della mansione. Se si ragionasse diversamente, invece, si finirebbe per integrare una discriminazione indiretta verso la lavoratrice per la sua pregressa condizione di donna in gravidanza, concludono i giudici. (Sentenza del 30 settembre 2022 della Corte d’appello di Catanzaro)

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